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analitica dei concetti 131

es., nella serie dei fenomeni non esistesse nulla, che potesse darci una regola della sintesi, e corrispondesse perciò al concetto di causa e di effetto; talchè questo concetto sarebbe affatto vuoto, nullo e senza significato. I fenomeni non cesserebbero di presentare oggetti alla nostra intuizione, perchè l’intuizione non ha in nessun modo bisogno delle funzioni del pensiero.

Che se altri pensasse di trarsi dall’imbarazzo di queste ricerche, dicendo: l’esperienza offre incessantamente esempi di una tal regolarità dei fenomeni, da dar sufficiente appiglio a ricavarne il concetto di causa, e a provare così ad un tempo la validità oggettiva d’un tal concetto; egli non si accorgerebbe, che in questa maniera non è possibile che sorga mai il concetto di causa, ma che esso o dev’essere fondato del tutto a priori nell’intelletto, oppure dev’essere abbandonato come una semplice chimera. Giacchè questo concetto richiede addirittura che qualche cosa (A) sia di tal guisa che un’altra (B) ne segua necessariamente e secondo una regola assolutamente universale. I fenomeni ci danno, sì, casi, da cui è possibile trarre una regola, secondo la quale qualche cosa suole accadere, ma non possono mai assicurarci che il conseguente sia necessario; quindi alla sintesi di causa e di effetto conviene una dignità, che non si può asserire empiricamente, cioè che l’effetto non solo segua alla causa, ma sia posto da essa, e derivi da essa. La rigorosa universalità della regola, non è punto una proprietà delle regole empiriche, le quali per induzione non possono raggiungere mai niente più che una universalità relativa. Ora, si alterebbe del tutto l’uso dei concetti puri dell’intelletto, se questi si volessero trattare nè più nè meno che come prodotti empirici.