Pagina:Kant - Critica della ragion pura, vol. I, 1949, trad. Gentile-Lombardo.djvu/147


analitica dei concetti 125

dotta all’unità del concetto, e con esso, e con nessun altro, si accorda completamente; ciò che si potrebbe chiamare la compiutezza qualitativa (totalità). Donde risulta che questi criteri logici della possibilità della conoscenza in generale mutano le tre categorie della quantità, nelle quali l’unità dev’esser considerata sempre omogeneamente nella produzione del quantum, solo allo scopo di introdurre elementi conoscitivi eterogenei in una coscienza, mediante la qualità di una conoscenza come principio. Così il criterio della possibilità di un concetto (non del suo oggetto) è la definizione, nella quale l’unità del concetto, la verità di tutto ciò che da esso si può ricavare immediatamente, e infine la compiutezza di quello che ne è stato ricavato, costituiscono la condizione richiesta per la costituzione dell’intero concetto; e così il criterio di una ipotesi è la intelligibilità del principio di esplciazione assunto, ovvero la sua unità (senza ipotesi sussidiarie), la verità delle conseguenze che se ne cavano (accordo fra di loro stesse, e con l’esperienza), e, finalmente, la compiutezza del principio di esplicazione rispetto alle conseguenze, quando queste non danno nè più nè meno di ciò che era stato ammesso nella ipotesi, e riproducono analiticamente a posteriori ciò che era stato pensato sinteticamente a priori, e vi si accordano. — Perciò coi concetti di unità, verità, perfezione, la tavola trascendentale delle categorie non è completata, quasi fosse stata incompleta; ma soltanto, essendo posto da parte il rapporto di questi concetti cogli oggetti, l’uso che se ne fa, vien ridotto entro le regole generali dell’accordo della conoscenza con se stessa.