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logica trascendentale
 


Poichè questa divisione pare in alcuni punti, per verità non essenziali, si allontani dalla tecnica solita dei logici, gli avvenimenti che seguono non saranno superflui contro il fraintendimento che può temersi.

1. I logici dicono con ragione, che, nell’uso dei giudizi nei ragionamenti, i giudizi singolari si possono trattare come gli universali. Infatti, appunto perchè non hanno estensione, il loro predicato non può essere riferito soltanto ad una delle cose che sono raccolte sotto il concetto del soggetto, ma escluso dalle altre. Esso dunque vale di quel concetto senza eccezione, come se fosse un concetto universale, avente una estensione per la quale tutto il significato del predicato avesse valore. Se confrontiamo al contrario un giudizio singolare con un giudizio universale solo per la conoscenza della quantità, esso sta con questo nel rapporto dell’unità con l’infinità, e ne è perciò in se stesso essenzialmente distinto. Dunque, se io valuto un giudizio singolare (iudicium singulare), non solo secondo la sua validità interna, ma anche come conoscenza in generale, rispetto alla quantità che esso ha in confronto con altre conoscenze, allora esso è totalmente diverso dai giudizi universali (iudicia communia), e merita in una tavola completa dei momenti del pensiero in generale un posto a sè (sebbene, certamente, non trovi posto nella logica limitata esclusivamente all’uso dei giudizi nelle loro reciproche relazioni).

2. Bisogna pure distinguere, in una logica trascendentale, i giudizi infiniti dagli affermativi, sebbene, nella logica generale, sieno con ragione messi insieme con questi, e non costituiscano un membro particolare della divisione. Questa infatti astrae da tutto il contenuto del predicato (anche quando è negativo), e considera soltanto il giudizio anche secondo il valore o contenuto di questa affermazione logica mediante un semplice predicato negativo, e quale guadagno essa procura rispetto all’insieme del conoscere. Se io dicessi dell’anima che non è mortale,