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introduzione 103

logica generale, la quale è semplicemente un canone di valutazione, viene impiegata altresì come organo di effettiva produzione, o almeno d’illusione di affermazioni oggettive; e quindi, in realtà, l’uso che se n’è fatto, è stato abusivo. Ora, la logica generale, come tale preteso organo, si chiama dialettica.

Per vario che sia il significato, in cui gli antichi usarono questa denominazione di una scienza od arte, si può tuttavia desumere con sicurezza dall’uso, che di fatto ne fecero, che la dialettica, per loro, altro non fosse che la logica dell’apparenza. Arte sofistica di dare alla propria ignoranza, anzi alle proprie volontarie illusioni la tinta della verità, imitando il metodo del pensare fondato (Grundlichkeit) che prescrive la logica generale, e servendosi della sua topica per colorire ogni vuoto modo di procedere. Ora, come un avvertimento sicuro e utile, si può osservare, che la logica generale, considerata come organo, è sempre logica dell’apparenza, cioè dialettica. Infatti, poichè essa non c’insegna nulla circa il contenuto della conoscenza, ma semplicemente le condizioni formali dell’accordo con l’intelletto; le quali del resto, rispetto agli oggetti, sono assolutamente indifferenti; così, la pretesa di servirsene come di strumento (organo) per allargare ed estendere, almeno secondo si pretende, le conoscenze non può riuscire se non a una vuota ciancia, onde si affermi con qualche apparenza o s’impugni a capriccio ciò che si vuole.

Un tale insegnamento non si addice in nessun modo alla dignità della filosofia. E perciò si è attribuito questo nome di dialettica alla logica piuttosto come una critica dell’apparenza dialettica, e come tale lo vogliamo anche inteso.