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98 logica trascendentale

tare dell’intelletto. In essa dunque i logici debbono sempre aver innanzi agli occhi queste due regole:

1) che essa, come logica generale, astrae da ogni contenuto della conoscenza intellettuale e dalla diversità de’ suoi oggetti, e non tratta se non della semplice forma del pensiero;

2) che, come logica pura, non ha principii empirici, e perciò non ritrae (come talora si è creduto) nulla dalla psicologia, la quale perciò non ha, assolutamente, nessuna influenza sul canone dell’intelletto. Essa è una dottrina dimostrata, e tutto in essa dev’essere certo interamente a priori.

Quanto a ciò che io chiamo logica applicata (contro il comune significato di questa parola, secondo il quale essa deve contenere certi esercizi, a cui fornisce la legge la logica pura), essa è una rappresentazione dell’intelletto e delle leggi del suo uso necessario in concreto, cioè nelle condizioni accidentali del soggetto, che possono impedire o promuovere quest’uso, e che possono essere date soltanto empiricamente. Essa tratta dell’attenzione, de’ suoi ostacoli e de’ suoi effetti, dell’origine dell’errore, dello stato di dubbio, di scrupolo, di convinzione, e così via: e la logica generale e pura sta a lei come la morale pura, la quale contiene semplicemente le leggi morali necessarie di una volontà libera in generale, sta alla dottrina della virtù propriamente detta, la quale considera queste leggi in contrasto con gli ostacoli dei sentimenti, delle inclinazioni, delle passioni, a cui gli uomini più o meno soggiacciono, e che non può mai formare una scienza vera e dimostrata, poichè ha bisogno appunto, al pari della logica applicata, di principii empirici e psicologici.