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94 del sublime e del bello

dere atti soprannaturali con assai più facilità del secondo, cui la sua flemma varrebbe di presentativo contro simili errori.

Il superstizioso compiacesi a porre, tra se e l’oggetto del suo culto, uomini possenti in opera ed in parole. Tali esseri intermediarii bentosto trasformansi agli occhi suoi in giganti di santità che comandano alla natura, le cui congiure chiudono e disserrano, a lor piacimento, le porte pel Tanagro, e che, calpestando con noi questa terra di pellegrinaggio non lasciano di toccare il cielo colla loro testa. I precetti della sana ragione troveranno del continuo grandi ostacoli a sormontare nella Penisola, non tanto perchè converrà sbandirne via l’ignoranza, quanto parchè sempre in contrasto una buona istruzione vi sarà con un gusto particolare, cui il naturale sembra volgare e che non crederebbe provare un sublime sentimento, se il soggetto non ne fusse fuor di misura o fuori proporzione.

Si direbbe il fanatismo una pia arditezza. Prende l’origine sua in una certa fierezza di carattere e in una opinione presuntuosa di se stesso, in forza di cui si è portato del tutto a supporsi in rapporto colla divinità. Da un tal punto, onde librarsi al di sopra dell’ordine abituato e delle regole stesse, non occorre che uno slancio. Sarà bentosto avventurato il volo lo più temerario. Non parla il fanatico che d’immediate inspirazioni e di vita contemplativa, nel mentre che il superstizioso, prosternato innanti ai simulacri di persone, grandi facitor di prodigii, consumasi in voti, ripone la sua confidenza nei privilegi di cui investì esseri che gli sono simili del tutto, e loro commette tutto ciecamente la cura de’ suoi proprj destini.