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nel rapporto dei sessi 57


za timore; altra legge regge il Sublime; e mercè di grandi sforzi e difficoltà vinte che avrà dritto alla nostra ammirazione. Se la profondità del meditare, ed un attenzione per lunga pezza sostenuta, son nobili, son esse egualmente penose, e poco convengono ad una persona, presso cui delle grazie, che nulla hanno a divider coll’arte, debbono unicamente rivelar la presenza d’una bella natura.

Una improntata erudizione e scolastiche sottigliezze, qualunque fusse il successo di donne che si presentassero in questa carriera, bentosto lor toglierebbero i vantaggi propri al lor sesso, e non permetterebbero loro, per compenso, che una fredda ammirazione, senza pur lasciar loro le lusinghe con cui esse inschiaviscono il nostro. Una donna, la quale ha la testa piena di greco, come madama Dacier, o che sostenga dotte discussioni sulla meccanica, come la marchesa di Chatelet, ben potrebbe adottare al suo mento il segno caratteristico del merito virile cui ella aspira. Il bello spirito, soddisfatto di esercitarsi su soggetti che mirano ad un sentimento dilicato, abbandona agli spiriti laboriosi e profondi le gravi speculazioni e le cognizioni la di cui meglio dimostrata utilità mal saprebbe nascondere l’aridità sua. Così lo studio della geometria sarà giustamente interdetto alle donne; e conviene che apprendano dalla causa sufficiente e dalle monadi ciò che bisogna soltanto per sentire il sale sparso con pochissimo gusto su queste materie dalle critiche superficiali del momento presente. Potranno le nostre belle lasciare in pace Descartes imprimere circolar movimento a’ suoi vortici, dovesse per fino offrirsi