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gelo in una mano e il vessillo delle battaglie in un altra, guidare greggi intere di vittime ingannate, verso i campi stranieri, in cui lasciar doveano la loro spoglia mortale, e in cui devotamente lusingavansi di trovare un più santo sepolcro; vidersi guerrieri armati dalla violenza, santificare, con sollenni voti, i delitti che impegnavansi a commettere. In seguito di sì crudeli bizzarrie, surse una specie di eroi romanzeschi e fantastici i quali, sotto al titolo di cavalieri, si misero a cercare avventure, torneamenti, incantesimi e duelli. Mille stravaganze allora incorsero nella morale, nel culto e nelle scienze; avvegnachè è da osservarsi che giammai il gusto non corrompesi in certe parti del sistema sociale, queste sembrasserro pure senza alcuna conseguenza, e che tutto ciò che rapportasi al più dilicato sentimento non sia pur condannato allo stesso depravamento. I voti dei chiostri trasformarono una folta d’uomini utili in innumerevoli compagnie d’attivi oziosi, laboriosamente occupati nelle loro abitudini minuziose e ristrette, ad ammassare quelle scolastiche povertà onde venne inondata la faccia dell’Europa. Finalmente, dopochè in grazia di avventurosa palingenesi, si rialzò il genere umano da mezzo a quei rottami, ci è dolce di assistere al rinascimento d’un vero gusto pel Nobile e pel Bello nei costumi, al pari che nelle arti o nelle scienze. E l’ultima brama dle saggio sarà che questa nobile semplicità, alla quale siamo noi stati ricondotti, non indietreggi nanti a un falso splendore, sempre pronto a sedurci; domanderà pure che si cerchi, lungi da invecchiatissima prattica, il secreto per lungo