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che, addossate esse sole le domestiche cure, pur dividono tutte le fatiche co’ loro mariti.

Se alla fin fine consultiamo le carte cui fu confidato il deposito della storia, noi vi reggiamo costantemente gli uomini, a guisa d’altrettanti protei, assumervi forme diverse. La greca e romana antichità ci offre indubitabili orme di un gusto puro per il Bello e d’un gran sentimento pel Sublime nella poesia, nella statuaria nell’architettura, nella legislazione e per fin nei costumi. Il dominio de’ romani imperatori sostituì la magnificenza alla bella e nobile semplicità delle età precedenti. Un falso splendore divenne per tutto il risultamento di tal rivoluzione, come lo attestano i frammenti delle arti e della eloquenza, e la storia pur dei costumi. Insensibilmente s’affievolì e si spense sulle ruine dello stato quel prezioso resto d’un gusto illuminato. Sopravvegnendo a lor volta i barbari, dopo essersi impadroniti del potere, furono i fondatori di quel gotico gusto, del pari corrotto nella origine dalle assurdità onde venne sopraggravato. Non appariscono queste soltanto nei monumenti di quei tempi, ma pur nelle scienze e nelle usanze, onde governavansi le nazioni. Messi in una falsa direzione e l’arte e il degenerato sentimento, cangiarono sovente di forma senza ritornare alla prisca semplicità della natura. Non isfuggironsi gli eccessi se non che per cadere dal gigantesco nel ridicolo. Tutti gli sforzi del genio, gelosi di pervenire al Sublime, non conseguirono che mostruosità o bizzarrie. Queste corruppero pure la religione e i costumi, e da tal doppio miscuglio emerse un genere bastardo, disapprovato dalla ragione. Si videro monaci, coll’evan-