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64 viaggio al centro della terra

appena abbozzati, dalle imperfette piramidi, dalla bizzarra successione di linee, qui invece volle dare l’esempio della regolarità, e precedendo gli architetti delle età primitive, creò un ordine severo che non fu superato nè dagli splendori di Babilonia, nè dalle meraviglie della Grecia.

Io aveva udito parlare dell’argine dei giganti in Islanda a della grotta di Fingallo in una delle isole Ebridi, ma lo spettacolo di una substruzione basaltica non si era ancora offerto a’ miei sguardi. A Stapi questo fenomeno apparve in tutta la sua bellezza. La muraglia del fjörd, come tutta la costa della penisola, si componeva d’una serie di colonne verticali, alte trenta piedi; questi fusti diritti e di proporzioni purissime sorreggevano un archivolto, fatto di colonne orizzontali che s’inarcavano sopra il mare.

A certi intervalli, l’occhio vedeva le apertura ogivali di disegno ammirabile attraverso le quali i flutti si precipitavano schiumosi. Alcuni tronchi di basalto strappati dai furori dell’Oceano, giacevano a terra come le rovine d’un tempio antico, rovine eternamente giovani sulle quali passavano i secoli senza pure scalfirle.

Tale era l’ultima tappa del nostro viaggio terrestre. Hans ci aveva condotti con giudizio ed io mi sentiva alquanto rassicurato pensando che egli doveva accompagnarci ancora. Arrivando alla porta della casa del rettore, semplice tugurio basso, non più bello, nè più comodo de’ suoi vicini, vidi un uomo intento a ferrare dei cavalli col martello in mano e col grembiale di cuoio cinto intorno alle reni, «Sœllvertu, gli disse il cacciatore.

God dag, rispose il maniscalco in perfetto danese.

Kyrkoherde, disse Hans volgendosi a mio zio.

— Il rettore, ripetè quest’ultimo; pare, Axel, che cotesto brav’uomo sia il rettore.»

Intanto la guida istruiva il kyrkoherde intorno la situazione; costui, interrompendo il lavoro, gettò una specie di grido in uso senza dubbio fra cavalli e cozzoni, e tosto uscì dal tugurio una gran megera alta sei piedi o all’incirca.

Io temeva ch’ella venisse ad offrire ai viaggiatori il bacio islandese; ma così non fu, anzi ella pose assai poca, buona grazia nell’introdurci in casa sua. La camera dei forestieri mi parve essere la peggiore del presbitero, stretta, sucida e fetida, ma bisognò accontentarsene.