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128 viaggio al centro della terra

uno spettacolo inatteso. A cinquecento passi, allo svolto d’un alto promontorio, apparve ai nostri occhi una foresta fitta di alberi di mezzana grandezza tagliati in forma di ombrelli regolari, a contorni netti e geometrici; le correnti atmosferiche non mi parevano poter nulla sul loro fogliame, poichè in mezzo ai soffi si rimanevano immobili e come pietrificati.

Affrettai il passo. Io non sapeva dare un nome a quegli esseri singolari; non facevano essi parte delle dugentomila specie vegetali conosciute fino allora, o mi bisognava classificarli a parte nella flora delle vegetazioni lacustri? No. Quando arrivammo sotto la loro ombra la mia meraviglia si mutò in ammirazione.

Infatti io aveva innanzi agli occhi prodotti della terra, ma tagliati secondo un modello gigantesco. Mio zio li chiamò immediatamente col loro nome.

«Non è che una foresta di funghi» diss’egli.

E non s’ingannava. Si giudichi lo sviluppo acquistato dalle piante proprie dei luoghi caldi ed umidi. Io sapeva che il Lycoperdon giganteum raggiunge, al dire di Bulliard, da otto a nove piedi di circonferenza; ma si trattava qui di funghi bianchi alti da trenta a quaranta piedi con una calotta d’un diametro eguale. Si contavano a migliaia. La luce non riusciva a vincere la loro fitta ombra, ed una oscurità perfetta regnava sotto quelle cupole sovrapposte come i tetti rotondi d’una città africana.

Nondimeno volli addentrarmi. Un freddo mortale scendeva dallo volte carnose.

Errammo in quell’umido tenebrore durante una mezz’ora, e fu con un vero sentimento di benessere che rivenni alla spiaggia del mare.

Ma la vegetazione della sotterranea regione non si arrestava a quelle specie di funghi. Più lungi sorgevano gran numero di altri alberi dalle foglie scolorite. Era facile riconoscere che non erano se non gli umili arbusti della terra con dimensioni fenomenali, licopodi alti cento piedi, sigillarie gigantesche, felci arborescenti grandi come i pini delle alte latitudini, lepidodendri a rami cilindrici biforcati, terminati da lunghe foglie e irti di ruvidi peli a mo’ di mostruose piante grasse.

«Meraviglioso, magnifico, splendido! esclamò mio zio. Ecco la flora della seconda epoca del mondo, dell’epoca di transizione. Ecco le umili piante dei nostri giardini