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126 viaggio al centro della terra

pra di quelle nuvole una vôlta di granito che mi schiacciava con tutto il suo peso; e questo spazio, per quanto fosse immenso, non sarebbe bastato alla passeggiata del meno ambizioso dei satelliti.

Mi sovvenni allora di quella teorica di un capitano inglese, il quale assomigliava la Terra ad una vasta sfera vuota, nell’interno della quale l’aria si manteneva luminosa per la sua pressione, mentre due astri, Plutone e Proserpina, vi percorrevano le loro orbite misteriose. Avrebb’egli detto il vero?

Noi eravamo realmente imprigionati in un cavo enorme di cui non potevamo misurare la larghezza, poichè la riva andava allargandosi fino a sottrarsi alla nostra vista, nè la sua lunghezza, poichè lo sguardo era ben presto arrestato da una linea d’orizzonte alquanto indeterminata. Quanto alla sua altezza, essa doveva essere di molte leghe. L’occhio non poteva vedere dove la vôlta si appoggiasse sui contrafforti di granito; ma vi aveva tal nuvola sospesa nell’atmosfera la cui elevazione doveva essere stimata di duemila tese, altezza maggiore di quella dei vapori terrestri, e dovuta senza dubbio alla densità considerevole dell’aria.

La parola caverna non riproduce il mio pensiero per dipingere l’immenso spazio; ma le parole del linguaggio umano non bastano a chi si avventura negli abissi del globo.

Io non sapeva, d’altra parte, con qual fatto geologico spiegare l’esistenza di un simile cavo. Poteva il raffreddamento del globo averlo prodotto? M’erano note dai racconti de’ viaggiatori certe caverne celebri, ma nessuna era di cotali dimensioni.

Se la grotta di Guacharo nella Colombia, visitata da Humboldt, non aveva rivelato il segreto della sua profondità al dotto che la scandagliò-per uno spazio di duemila cinquecento piedi, verisimilmente non si estendeva molto al di là. L’immensa caverna del Mammouth nel Kentucky aveva certo proporzioni gigantesche, poichè la sua vôlta si elevava ben cinquecento piedi sopra un lago inscandagliabile e alcuni viaggiatori la percorsero per oltre dieci leghe senza incontrare la fine. Ma che cosa erano codeste cavità appetto a quella ch’io mirava allora, col suo cielo di vapori, colle sue irradiazioni elettriche e un vasto mare chiuso nei suoi fianchi. La mia immaginazione si sentiva impotente innanzi a tale immensità.