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viaggio al centro della terra 113

ritornare indietro. Ma anche in tal caso affrettandomi li ritroverò; quest’è evidente.»

Ripetevo quest’ultime parole come uomo non convinto. D’altra parte per associare idee così semplici e riunirle in forma di ragionamento mi convenne impiegare un tempo assai lungo.

Allora mi venne un dubbio; era io proprio innanzi? Certamente, poichè Hans mi seguiva precedendo mio zio. Egli si era persino arrestato alcuni istanti per assicurare i suoi bagagli sulle spalle. Questo particolare mi ritornava in mente; è certo in quel momento medesimo ch’io aveva dovuto continuare la mia strada.

«D’altra parte, pensai, ho un mezzo sicuro di non smarrirmi, un filo per guidarmi nel labirinto e un filo che non si spezza: il mio fedele ruscello. Sol ch’io rimonti il suo corso e ritroverò senza dubbio le traccie de’ miei compagni.»

Questo ragionamento mi rianimò e risolvetti di rimettermi in cammino senza perdere un momento. Come benedissi allora la previdenza di mio zio che avea impedito al cacciatore di otturare l’apertura fatta nella parete di granito! Di tal guisa la benefica sorgente, dopo averci dissetati durante la strada, stava per guidarmi attraverso le sinuosità della scorza terrestre.

Prima di risalire pensai che un’abluzione mi gioverebbe.

Mi abbassai per tuffare la fronte nell’acqua dell’Hans-Bach.

Si pensi il mio stupore: io premeva un granito asciutto e scabro – il ruscello non scorreva più a’ miei piedi!


XXVII.

Non posso dipingere la mia disperazione; nessuna parola dell’umana favella esprimerebbe i miei sentimenti. Io era sepolto vivo, colla prospettiva di morire fra le torture della fame e della sete.

Palpai macchinalmente colle mani ardenti il terreno. Come mi parve disseccato!

Ma come avevo io fatto ad abbandonare il corso del