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98 viaggio al centro della terra


Allorchè, nei primi giorni del mondo, la Terra si raffreddò a poco a poco, la diminuzione del suo volume produsse nella sua scorza spostamenti, rotture, restringimenti e crepacci. Il corridoio per cui c’eravamo messi, era una fessura di questo genere per la quale sfuggiva un tempo il granito eruttivo. I suoi mille giri formavano un labirinto inestricabile attraverso il suolo primordiale.

Più discendevamo e più la successione degli strati componenti il terreno primitivo, appariva con chiarezza. La scienza geologica considera il terreno primitivo siccome la base della scorza minerale ed ha riconosciuto che si compone di tre strati differenti, gli schisti, gli gneiss, i micaschisti, riposanti sulla roccia irremovibile che si chiama granito.

Ora non mai mineralogisti si erano trovati in condizioni così meravigliose per studiare la natura sul luogo. Ciò che lo scandaglio, macchina brutale e senza intelligenza, non poteva dire alla superficie del globo intorno alla sua struttura interna, noi stavamo per istudiarlo coi nostri occhi e per toccarlo colle nostre mani.

Attraverso lo strato degli schisti colorati di belle gradazioni verdi, serpeggiavano filoni metallici di rame e di manganese, con qualche traccia di platino ed oro. Io pensava a tante ricchezze nascoste nelle viscere della Terra e di cui l’avida umanità non potrà giammai godere, poichè i cataclismi dei primi giorni hanno seppellito siffatti tesori a tali profondità che non vi sarà zappa, vanga o piccone che possa strapparli alla loro tomba.

Agli schisti succedettero gli gneiss di struttura stratiforme, notevoli per la regolarità e per il parallelismo delle loro pagine; poi i micaschisti disposti a gran lamine poste in evidenza dallo scintillio del mica bianco.

La luce degli apparecchi, ripercossa dalle faccette della massa rocciosa, incrociava i suoi raggi in tutte le direzioni, e mi pareva di viaggiare attraverso un diamante vuoto, nel quale la luce sì frangesse con mille bagliori.

Verso le sei di sera questa luminaria diminuì grado grado fin quasi a cessare; le pareti presero una tinta cristallina ma cupa; il mica si mescolò più intimamente al feldspato ed al quarzo per formare la roccia per eccellenza, la pietra dura più d’ogni altra, quella che sopporta senza essere schiacciata i quattro piani di terreno del globo. Noi eravamo murati nell’immensa prigione di granito.