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50 gli zingari nel modenese

gli Zingari, che furono tosto imitati anche in Italia di egual tenore e ferocia, colla differenza che qui uscivano con qualche ritardo. O perchè le enormita commcsse da questi sfortunati senza patria non fossero rivoltanti come oltremonte, o perchè i governi qui fossero più umani, o più avveduti e se ne sapessero guardare.

Un ventennio più tardi, cioè il 5 dicembre 1541 trovo a Modena nuovi reclami contro loro.1 In quel giorno Giovanni Codebò, uno dei conservatori, domandava in Consiglio che fosse provveduto a misure che tutelassero i cittadini dagli Zingari che abitavano in Modena e vi commettevano in gran numero ogni specie di furti. Franca il notare che essi rubavano, è vero, ma anche prendevan parte alle feste della città e Luigi Maini, nel suo scritto Le corse al pallio in Modena ci informa2 che il 24 giugno del 1542 essi tenevano la gara con i loro cavalli, e tale partecipazione per parte di banditi sembra una anormalita che spunta l’acutezza alle espulsioni e da ad esse un carattere assai blando.

L’ordine di espulsione provocato dal Codebò non ottenne quindi l’esito voluto, e trovo che fu ripubblicato l’anno seguente il 7 di luglio 1542, e Tommasino Lancilotto ai 14 dello stesso mese scriveva.3 ‘Molti Cingani sono nel modenese et al presente nel borgo di Saliceta [accanto alla città] fanno grandissimo danno e ognuno grida e nessuno provvede perchè, perchè. . . .’ Questa sospensione, che esattamente figura nel testo ms. dice chiaro che il cronista si trovava imbarazzato a dirne i motivi pei quali non si provvedeva allo sfratto dei Zingari, che sarebbe stato utile a me e ad altri sapere.

Le cose rimanevano tali anche nell’anno seguente e perciò fu rinnovato il bando per l’espulsione del rapace ospite dalla città, forse con egual risultato, essendo impossibile alla citta stessa di liberarsi da quella servitù dannosa ed odiosa, la quale non poteva essere tolta se non colla violenta soppressione e con una carneficina superiore ad ogni follia barbarica. Qualunque tentativo di porre un argine a queste invasioni riusciva inefficace, malgrado che in qualcuno dei nostri statuti si cominciassero dai giuristi ad introduce anche pene corporali.

Lo studiosissimo delle cose nostre, Dottore e Cavaliere Ferdinando Jacòli, mi indica una rubrica degli Statuta et ordinamenta terrae Turricellae nel Frignano, ossia di Pavullo,4 dove si tenevano

  1. Arch. Com., Partiti Comunali.
  2. Le corse al Pallio in Modena, Cenni storici, Ivi 1853, Cappelli in 8° p. 20.
  3. De Bianchi Thomasino detto Lancillotto, Cronaca di Modena all’anno.
  4. Statuti editi poi a Modena del Soliani, nel 1785.