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44 | gli zingari nel modenese |
popolo, avendo rinnegato la fede peregrinavano in penitenza. Esibirono a loro tutela patenti Imperiali, mostrarono pure di aver molto denaro, predicevano la sorte, facevano molti furti, dicevano e commettevano giunterie e perciò provocarono pubbliche rappresaglie e una grida che li costrinse a lasciar la città dopo quindici giorni di sosta, avviandosi verso Roma per la via Emilia.
Passò dunque la banda per le Romagne, ma dovè certamente lasciare qualche sbandato a ponente della città che trovò tornaconto a fermarsi nell’Emilia, perchè non si spiegherebbe altrimenti la nota del Catasto Censuario di Carpi1 compilata nel 1448 che porta un Nicolò Zingaro il quale possedeva sei biolche di terra e case, accanto a Carpi, ai Sozzi.
Sicuramente non tutti, fin da allora, questi nomadi marciavano agglomerati in bande fortissime come quella del Duca Andrea, perchè venti anni dopo un Registro di spese2 del Duca di Ferrara Borso d’Este relativo all’anno 1469, 4 febbraio, si trova scritto ‛et per Sua Signoria in done ad uno Cingano che sonava una citola [citara?] denanzi a Sua Signoria L. 0,6.’ Fin d’allora la musica accompagnava il popolo vagante.
Queste sono constatazioni di fatti slegati che si allacciano però a condizioni generali sugli Zingari e li caratterizzano di già con una di quelle fisionomie che furono da loro inscindibili per sempre.
Ma da fatti minimi passando ai grandi riguardanti il famoso movimento etnografico che versò in Europa questo popolo, due documenti di valore ho potuto raccogliere.
Nel Tomo 1° degli Atti spettanti agli Arcipreti di Carpi uniti dall’Abbate Paolo Guaitoli, trovasi registrata una ‛Littera Passus pro Cingalis,’ in data 147...
La comitiva, dice il documento, era condotta dal Nobile Conte Michele dell’Egitto minore, che si fermava in Carpi per alcuni giorni e poi intendeva recarsi in altre terre, che non sono indicate. Onde favorirlo, il Signore di Carpi, pregava con essa i suoi amici di accogliere lui e la sua comitiva di cavalli e di fanti e gli uomini e le donne che vagavano peregrinando con lui in penitenza, permettendo ad essi di liberamente passare e stare nelle loro terre ed anche di intromettersi fra loro ove sorgesse qualche litigio.
La presente escursione del sedicente Duca Michele, che forse veniva da Roma, e segnata negli itinerari del Colocci, ma con