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gli zingari nel modenese 109

Le loro vesti attiravano in modo speciale la curiosita. Lunghi giubboni di grosso panno con artistici e grossi bottoni d’argento in forma di frutti e larefhi calzoni di velluto bleu stretti con nose, nell’ alta calzatura di cuoio.

Le donne di color olivastro, coi ricciuti e folti capelli foggiati a treccie scendenti sulle spalle; belli avevano gli ocelli dai riflessi verdastri. Di altezza media vestivano con corsetti e sottanelle di colore e stoffa indefinibile causa il lungo uso; tutte sudicie.

Gli uomini, sotto una larga tenda cerata, lavoravano il rame, dimostrando nel loro mestiere grande precisione ed abilita; delle donne parte accudiva all’allestimento dei cibi, parte sedute in terra lavorando la maglia ed aggiustando abiti cantavano canzoni.

Questi canti avevano una cadenza strana, monotona, malinconica, e ricordavano gli incantatori egiziani.

Sudici e cenciosi i fanciulli che ruzzavano con diletto nella polvere, mandando grida gutturali e parole in un dialetto incomprensibile a noi.

Cominciava già Carpi a vedere con indifferenza gli Zingari quando di nuovo la generale curiosita fu eccitata dalla strana cerimonia che ebbe luogo in questa tribu.

Due giovani fidanzati, giunti al termine dei loro voti si univano in matrimonio. Per l’occasione l’accampamento fu trasformato, sgombrato dalle fucine e dagli arnesi del loro mestiere, il terreno appianato, battuto e bagnato. Furono tese delle lunghe corde attorno ai carriaggi sulle quali furono stesi ricchi tappeti a colori vivacissimi a disegno orientale. Nelle prime ore della notte furono accese parecchie torcie a vento ed a questa luce tremolante e fumigginosa un rabbino, giunto appositaraente da ignoto paese, abbigliato con ricchi indumenti sacerdotali uni in matrimonio i due giovani.

Celebrati gli sponsali, tutti gli Zingari che per la circostanza avevano indossato ricchi abiti, formarono circolo e tenendosi per le mani cominciarono a danzare, danze che assunsero un carattere assolutamente strano, fantastico, vorticoso accompagnate dal suono di tamburelli e da canto.

Terminato la cerimonia fra abbracci e baci tutti si portarono ad un caffe libando a più non posso birra e liquori tanto da ridursi un po’ alticci. Ritornati all’accampamento nuove danze e canto; poi salutarono i novelli sposi sulla soglia della felicita.