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106 | gli zingari nel modenese |
con rispetto levandosi il cappcllo e passando oltre. Interrogata poscia la guida da noi che gente fosse e come la si trovasse, disse, e un drappello di Zingari, e buon per voi che siete capitati nell’ora del mangiare, poiche in altro tempo avreste dovuto senza dubbio pagare tributo d’alcun danaro a l’arte industriosa che essi hanno di trarne ai viandanti colle loro profezie e coi loro incantesimi.’ Viene a proposito un ricordo zingaresco in questi monti.
Poco lungi da qui, sul confine bolognese, e Monte Acuto dell’ Alpi i cui abitanti hanno bisogno di intraprendere lunghi viaggi in cerca dei luoghi ove esercitare le loro professioni o per far prowiste, e siccome prima di partire si uniscono in grosse carovane e poi si avviano, così i vicini dei circostanti paesi hanno dato loro il nome di Zingari. Agli abitanti di Monte Acuto non resterebbe che a scegliere per stemma del loro Comune, la curetola o motacilla alba, allegro uccelletto che si crede predica l’arrivo dei Zingari svolazzando vivace e leggero al sole lungo le grand i vie.
Sulle quali, ai nostri di, abbronziva uno Zingaro eletto di cui ebbe la ventura che mi si favorissero dati per le mie ricerche; dati rari e assai importanti, che io trascrivo in questi fogli con animo riconoscente verso chi me li comunico, lieto di poter concorrere a render tributo di lode ad un Zingaro benemerito, la memoria del quale sicuramente si perderebbe.
Modena, 30 aprile 1909.
Preg mo . Sig. Cav. Spinelli, — Notizie bibliografiche sugli Zingari io non ne ho. Ma, se pud farle piacere e tornarle utile, avrei da offrirle uno Zingaro autentico, un tipo interessante e non volgare della grande famiglia dei nomadi, una vera e propria personality zingaresca.
Ecco. In illo tempore, (s’invecchia! e la locuzione bibblica, dovendo riandare i ricordi del mio passato remoto, non mi pare fuor di proposito), in illo tempore, e cioè una grossa ventina d’anni sono (1889), conobbi l’uomo alla biblioteca estense di Modena, ove io ero venuto da poco, da Roma. Si chiamava Sigismondo Caccini
- ma nome e cognome, celati fra le pieghe del sudicio passaporto,
non dovevano servire che alla molesta e cavillosa curiosita delle questure internazionali. Egli si firmava su le schede di biblioteca col suo nome Zingaresco di Ui Falusci, che in quella lingua significa: ’ Nuovo Paese,’ e voleva che lo chiamassimo sempre cosi; e io e Isnardo Astolfi, che era il suo più valido aiuto nell’ardua ricerca di quanto l’Estense possedeva di storia e di