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gli zingari nel modenese 99

(li avvisare il modo più facile e se si devono mandare verso Modena o altrove.’ * Alia pieta del Governatore di Sassuolo ho cercato di vedere se corresse una consonanza colle parole della religione; ma trovai che non avevano altra idealita, e che non si elevavano sulle sanzioni delle leggi civili. Nelle costituzioni diocesane del 1637 queste poche parole li riguardano e dicono che carita cristiana non esisteva per loro. ’ I Cingari vagabonda gente e data ad ogni empieta, se non vivranno cristianainente, quando lo si possa, siano respinti dalla diocesi.‛2 Al disgusto che sollevano queste narrazioni di tristezze affliggenti il nostro paese, mentre era fiagellato da altre sciagure che lo spopolavano, seguono alcuni anni che degli Zingari non si trovan notizie, astrazione fatta dalle solite gride intese più a intimorire o da far sembrare anormale ciò che era quotidiano. Ma quando arriviamo al 1657 troviamo, per la prima volta, un documento che rialza lo spirito dalla solita persecazione e dalla continua minaccia del capestro, esso e finalmente un atto di clemenza.

Fra le lettere di Jacopo Spaccini che fu Segretario dei Duchi Alfonso iv° e Francesco i°, e del Cardinale Alessandro, stampate a Bologna nel 57, evvene una che essendo insolita in tanta brutalita di giustizia umana qui la traserivo. £ senza data, e la do qui nella sua forma gentile:

’ Al signor Governatore di Brescello. — Le Zingare che l’altro giorno raccomandai in nome della Signora Principessa Giulia, mia sorella, e mio ancora, se ne sono tornate qui riferendo che poco abbian loro giovate le nostre intercessioni. Non ho potuto credere perche ho moltissime prove che V. S. e solito di commettere piuttosto eccesso che difetto nel soddisfare alle nostre domande . . . tuttavia ho stimato bene di venire a questo nuovo ricordo, il quale mostrera tanto meglio il desiderio nostro che dette povere donne restino consolate e l’obbligo suo di consolarle in cosa per se stessa giusta e per la promessa di V. S. necessaria.’ 3 Non so a nome di quale dei due Sovrani fosse stesa questa lettera, ma se spettasse a Francesco i°, ben mostrerebbe come la mente che si rese celebre nelle storie militari e in quella delle belle arti italiane sentisse umanamente la sua missione sovrana.

1 Tutte queste notizie sono nell’Arch, di Stato in Modena, Sassuolo, fil. 14.

2 Constitutiones et decreta in Synodo Mutince, 1635, Cassiani, pag. 7.

3 Lettere del Sig. Giacomo Spacini dedicate all’III Sig. Conte Lelio Roverella.

In Bologna, 1657, per Giac. Monti, in-16°, p. 87.