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Annotazioni ai ‛Testi friulani’.

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verbio od è il plurale che men difficilmente riesca a venire, in un caso di tal sorta, alle funzioni di sostantivo singolare? Par manifesto che sia l'avverbio. Si consideri, a cagion d’esempio, il friul. a-menz adamenz (ment-s), formazione avverbiale che dice ‛a memoria’ (impará a menz ecc.), ma che poi in vē a menz (avere a memoria, ricordarsi), e simili, riassurge veramente alla funzione di sostantivo e di sostantivo singolare1. Similmente potremmo porre: a-lat-s, da las, da ogni las ecc. Ma e questo, e qualche altro fatto congenere, domanda ancora nuova luce di notizie e di studj2.

Ben sicuro stimo intanto un esempio d’altra specie pel s d’uscita neutrale, e nuovo anch'esso. È mens = minus (prov. mens, lad. e ant. frc. meins ecc.), che occorre nei seguenti passi: mens 4 sot men quattro soldi xv 13, mens sol. V, xv 14, un ducato in aur mens soldi 40, xv 17, mens soldi uno, xv 20; mens di ce xvi 6 a (p. 231 pr.; il significato non m’è ben chiaro); par lor mens māl xvi 8 a 23, t’hās mens fé 27, ne mens sintí ib. b 2, pó mens 6; vee ’l mens avere il meno xvii 1 b 31, mens fuart 44, né mens maiór xvii 5 a var.

Si vede che anche l'uso di codesta voce mal consentirebbe di supporre nella sua desinenza il -s neo-latino fattore d’avverbj; ipotesi che sarebbe all'incontro stata ammissibile, e prudente, quando non si fosse offerto alla nostra osservazione se non il -mens del composto almens almeno xvi 8 a 2, 59, xvii 3, 5 a, h. Un avverbio in -s, che manca al Pirona (ma che



    sere e doman xvi 8 a 44). Qui ancora traluce schietto il plurale. Ma domans diventa schietto avverbio: ué domans oggi mattina (Pir.).

  1. V. Pir.- Nei nostri testi: no dei a-menz non diedi attenzione, xvii 1 b 26: e in rima: vē ben ininiment ricordar bene, xvii 5 i.
  2. Un caso al quale or si presenta molto analogo questo del friul. lās, ant. ven. ladi, entrambi in funzione singolare, è quello del friul. fonz (fond-s), il fondo, allato a fondi, fondo, di qualche odierna parlata veneta, che ha il suo riscontro, come tosto vediamo, in un’antica scrittura (v. anche Arch. I 437 e IV 367). Dovremo noi rinunziare, malgrado le continuità storiche e geografiche, a vedere in fonz un nominativo fossile (v. Arch. II 423n), e pensare a un anello avverbiale come a-fonds in-fonds? L’antico esempio, a cui alludevo, sa appunto d’avverbio: andeva una ora a fondi (Trist.). II Canello propendeva, un tempo, alla sentenza che fonds e fondi fosser plurali, e s’adoperava a legittimare il trapasso del numero.