Pagina:Joppi - Testi inediti friulani dei secoli XIV al XIX, 1878.djvu/169

Annotazioni ai ‛Testi friulani’.

343




Occorre appena soggiungere, che pur nella composizione di queste note si mira precipuamente a far chiare le ragioni storiche e corografíche della parola friulana; e altro più non accade qui avvertire, se non che sia una citazione del primo volume quella che segue senz'altro ai singoli numeri delle presenti annotazioni, i quali rispondono, alla lor volta, ai numeri progressivi di quello spoglio.

3 (486). Le vestigia dell' é da a’, s’accrescono in modo abbastanza notevole1. Imprima abbiamo ségra (innoval de la segra, annuale [anniversario] della sagra) xiv 5, sicuramente confermato da ségri xvi 8 b 8, che è in rima, e altro non può dire se non ’sacro’, per ’battezzato’2. Mercè i quali esemplari acquista una qualche importanza anche l'e abbastanza ferma nella formola atona, che è in segrá sacrò xiv 5, asegráz sacrati xv 15, segrád sagrád sagrato (cimiterio) Pir., cfr. sagrament xv 21. Occorre poi due volte: sigéla segala xiv 7, che deve avere l'accento, non già sulla prima (tosc. ségala ecc., mil. ségla ségra, frc. seigle), ma sulla seconda, com’è nel venez, segála, e nel friul. stesso: siallo xv 6, sijále Pir. É tuttavolta da considerarsi, per entrambi gli esemplari, la qualità della combinazione (ágr, gá). E l’avvertimento ancora ben più vale per gli altri due che mi restano: fréiz fracidi xvii 5 n (cfr. fráid Pir.), breida xvii 4 e poderetto chiuso (bráide Pir.).

9 (484-5). Notevole la vera elaborazione vernacola di ‛contrario’: contraar contrār xvi 6 (228), 8 a 75, allato a contrari xvi 6 (231), 8 a 77.

10 {487, 545): scholz scalzo xvi 8 a 11.

23 (488-9): miérit merito sost. xvi 6 a, pl. miérijs 6 b; cfr. num. 224. Per la formola é + nas.: trímo trema xix b (var. cargn., cfr. nel I vol. i num. 22 e 23); e insieme stieno, comunque vi si tratti d’un antico i': sínaf senape xv 14, e Dumíni Domenico, num. l67-8 n e 172 n (cfr. Míni allato a Méni



  1. Circa contrést, v. ora Arch. IV 122 n.
  2. S'aggiunge, in un componimento poetico di Tomaso Sabbadini (sec. XVI}, segre per ‛cucuzzolo’, ma propriamente la ‛sacra’, la cherica:

    Lis bellezzis ch'havees de i piis e segre,

    ‛le bellezze che avete, dai piedi al cucuzzolo’.