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Joppi;
VI.
SECOLO XIX1.
a. Costumanze e tradizioni della Valcalda in Cargna,
descritte nell'idioma del paese natio da Pre Leonardo Morassi di Monaio.
[Ms. autografo della Collez. Joppi in Udine.]
L’Ascenso.
Vevi dis ang, lavi a passon cullas vachias tal bosc in companio di diviers di lor o pin grang o pin pizzui di me. Tornatz viers chiaso la sero a oro di mirindins, fermarin ju anemai tal pasc in somp la Claupa spietant cul soreli finis di entrà. Fasino l'ascenso chest an? al disè un; o via! rispuinderin dug t'una vos, fasinla. Ce vino di fa? Mesto quinzado, frittulas e sopos, e si impegnà ognun di provedè ce cu lava pa vicina joiba, ta qual debevo jessi la fiesto. La nott da vizilia non vegniva mai dì. Si jevo, si ven a messo primo, e dopo gustat a parà four las vachias pin a buonoro dal solit. Radunatz tal pasc cullas provistas, là vino di là a implantà la cogheria? Su dal Chiastell di Vaschianazias, e si dirizè l'arment da che bando dulà che lats su pa ribo, si chiato un grand plan cercenat da bosc neri. Diu vuejo mo che vin bielo vito e che las vacchias no mosgi! Rivats dal Chiastiell, si pojà la farino, la frisorio, lu chialdarin, las scudielas e plateji, si fichio un pal di cà e di là, si leo con tuartos in somp di chei una stangia da tignì su ilu chialdarin cun l'ago per fà la mesto e dospò s'impìo il fouc. Cuetto ca è, si la cuinzo culla scuetta e cu l'ont e si mangio la mesto cuinzado. Si sbatt ju ous, si mesceda cun lor farina di forment senzo cisum, si butta una sedon alla volto ju pel ont buint, si giavo i boccons e inzuccheratz si ju chiafoltz
- ↑ Questo secolo vanta un poeta vernacolo giustamente famoso, Pietro Zorutti (v. p. 187), i cui versi popolarissimi, e più volte divulgati per le stampe, possono anche valere a rappresentare le condizioni odierne della varietà principale, cioè dell'udinese. Le differenze tra la lingua di Ermes Colloredo e quella di Pietro Zorutti si riducono tuttavolta a ben poca cosa. - Io qui mi limito a pubblicare, per questo secolo, due componimenti in prosa, egregiamente scritti dall’ab. Leonardo Morassi (morto nel 1863) in una curiosa varietà della nostra lingua, che si parla a Monaio e a Solars, piccoli paesi della Valcalda in Cargna.