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Testi friulani: Secolo XVII.

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                In sume iò no havares maior solaz
                Quant che a vedeti brute compusture,
                Chancar ti vignìs tant biele tu sos
                Che schugnin spasamà come raibos.



6. Dialogo

tra una pinzochera e il confessore, del conte Ermes di Colloredo1.


Proteste dall'Autor.

[Dal Codice Caiselli, p. 432 seg.]


La Comedie, par che disin diviars Autors, no fo inventade solamentri par ricreà i circostanz, ma di plui anchie e principalmentri par che podessin approfittassi e correzi ju costums, parcè che al dì di Ciceron la Comedie e jè une imitazion de nestre vite, un spieli de consuetudine e un'imagine de veretat, e second un altri Autor e jè uue spezie di favole, de qual s'impare a cognossi ce cu sei util in te vite umane e ce cu sei in te vite umane d'abburì



  1. Nacque e morì nel castello di cui portava il nome (1622-1692); e fu capitano, di fanteria imprima, poi di cavalleria, ora ai servigi dell'Austria, ora a quelli della Serenissima. Durante gli ozj, si dava alle lettere e in ispecie a far versi nella favella natia. II suo Canzoniero friulano, in due volumi, fu stampato la prima volta nel 1785, la seconda nel 1818. Già toccammo del primato che egli tiene fra i contemporanei (p. 186), e si potrebbe anzi dirlo il più classico fra tutti gli scrittori friulani. Ne offriamo un Dialogo, che l'argomento un po' geloso mantenne inedito sin qui; e conserviamo l'ortografia del tempo, che nelle citate edizioni fu arbitrariamente alterata. Potremmo anche aggiungere un capitolo inedito, in quartine, che s'ntitola Il mont al dì di vuè, o Il mont presint (è in due codici Caiselli, e in un ms. della Bibl. Civ. di Udine). Ma il mal costume vi è flagellato con una licenza di linguaggio, che riesce alla sua volta un'altra offesa al buon costume. È forza perciò star contenti alla piccola parte che ora qui se ne estrae:

    II tribunal è fat un marchiadant,
          Ju ministros sensars e senze fede;
          Tradit il mercenari te mercede
          Dall'avvocat sassin, trist e furfant.
    Cui cu ha da havè o di dà, no è rimiedi
          Di fà cognossi il clar alla giustitie,
          Parcè cu chesg ladrons plens di malitie
          Us mazzin la reson cun lunch assedi.
    A la fin dut è ingian, dut tradiment,
          Ogni chiosse si fas par il vuadagn,