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Frattanto lancia un primo stuolo di «Gru migranti», fantasia di titolo così elegante che fa subito bene pronosticare. Poichè s’ha un bel chiamarla raffinatezza morbosa o decadenza bizantina, questa nostra delicatezza tutta moderna d’orecchio e di gusti che spia nella parola il colore e l’armonia, che ne spreme l’intima essenza e ne ricerca il simbolo occulto: sia perfezione o corruzione, se ne disperino pure i grammatici, il gusto c’è, e ci si lima per appagarlo, tanto che resterà come una delle caratteristiche della nostra letteratura contemporanea. Il titolo quindi deve riassumere oggi non solo l’indole ma l’anima del lavoro, e tutto ciò che d’inafferrabile e di vago resta sempre nella mente dell’autore intorno all’opera compiuta — qualchecosa che non era possibile tradurre e che egli vede diffondersi e accerchiare la creazione sua, fatta realtà, come quei vapori luminosi che qualchevolta fanno una sfumatura intorno alla luna. Raramente quando il titolo è di cattivo gusto l’opera è perfetta: in un punto o nell’altro rivelerà la goffaggine del padre che non seppe vegliare al suo battesimo. «Il verso è tutto» proclama il D’Annunzio; — e il titolo non è poco — osservo io. La presunzione, la modestia, la scimunitaggine, la fantasia, l’austerità la raffinatezza raggiano dal frontespizio, sono la firma morale dell’autore. Almeno così mi pare che sia.
schi 1862). — Prometeo liberato, dramma di P. B. Shelley — Traduzione (L. Roux, Torino-Roma 1894). — Adorazione, Poema, (Parma, Ferrari e Pellegrini 1894). — Dalla Neve alla Rosa (Velletri, Pio Stacca 1895). — Thomas, dramma (Parma, Ferreri e Pellegrini 1895) ed altro ancora. Il Sanfelice, purtroppo, va spegnendosi per una implacabile infermità che lo ha tolto completamente alla conoscenza della vita e alla sua arte.
N. d. A.