Che ve ne sembra? Non par di sentire il Marradi con una sottil vena di passione di più?
Volevo voltare in fretta alcune pagine, ma non posso. Questi due sonetti mi attraggono irresistibilmente:
Oh, l’inverno del cor! la nebbia greve
Che sul vibrante cerebro s’adima!
E la memoria d’ogni sogno lieve
Fa che, peso insoffribile, l’opprima!
Oh, l’inverno nel cor, quando ancor breve
È la via corsa, allettatrice in prima;
E dormon sotto a la precoce neve
Per sempre i fiori onde appariva opima,
Passa il garrulo maggio, e ride in festa
La terra, e dice al cor: vedi? la vita
Si rinnova e l’amore. Or, su, ti desta!
Ma come a maggio landa isterilita
Non dà fil d’erba, il cor gelido resta,
La virtù del rinascere smarrita.
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E al capo mio ridea la primavera
Quando il verno sul cor impronto scese;
E s’aprìa l’alma giovinetta altera
A’ lieti sogni, quando il gel la offese.
E rapida calò da l’alba a sera
La sua giornata, a la stagion scortese;
Ella non fe’ lamenti, non preghiera,
E romita tra l’ombre ombra si rese,
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