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Questioni femminili.

A Neera.

È con tutta la deferenza ch’io oso dirigervi la parola, signora, maestra. La vostra voce dolce e ferma è la sola voce di donna in Italia che ci ripeta con gentile ritornello qualche cosa che sta un po’ più in su dell’arte di ornare un abito o di addobbare un salotto, ma che non cessa forse di esser arte: arte spirituale. Io sento il desiderio, intanto, di ringraziarvene vivamente per conto mio; e perchè no? anche a nome delle tante che vi innalzano in silenzio la loro riconoscenza — le quali poi forse, dopo, ringrazieranno me.

Ed ora che vi è noto il mio animo, continuo con più coraggio. Vorrei esporvi qualche riflessione che sono andata facendo fra me mentre leggevo il vostro ultimo articolo, Il lavoro della donna, con molta attenzione, come leggo ogni scritto firmato da voi.

Signora, voi parlaste di felicità; voi intendete di guidarci animosamente col vostro magico filo di seta attraverso al laberinto fosco e intricato della vita, fino alla terra promessa, dove non piangeremo più. Oh, ditemi, sarà possibile? Io che vi seguo con energia, con impazienza quasi, quando mi parlate di conforti, di lotte, di altezze, ora, alla rilucente parola vana m’assale tutta la stanchezza del cammino. No,