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cristallizzazioni tenui e gentili di goccie che caddero nel gran mare dell’eternità. Se ogni donna raccontasse la storia della sua camera, racconterebbe quella della sua vita. Nessuna lo vorrebbe forse, ma qualcuna, chi sà? la racconta come me a sè stessa e pensa col Mantegazza che il piacere della proprietà, per quanto esigua, è uno dei più dolci piaceri. Una signorina, intelligente quanto simpatica, mi ha detto un giorno: — Io non amo una cosa quando è bella, l’amo quando è mia.
.....una sera di Dicembre
Ho incominciato questo libriccino inneggiando, quasi, alla solitudine delle serate invernali; ora, all’ultima pagina ne provo un improvviso sgomento.... È il tempo dell’intimità, della vita buona della famiglia. Non c’è scapolo, per quanto sventato, che non abbia sognato in una rigida sera nevosa un angolo di caminetto e una personcina sottile; non c’è vecchio celibe, per quanto impenitente, che non abbia pensato un attimo, udendo battere la pioggia contro i vetri, a un sorriso di bimbo e a una mano di donna più accurata di quella della fedele governante. Oh, sogni e pensieri brevi, s’intende, che non tornano più in primavera, che in primavera si disfarebbero anzi, se un momento galeotto avesse permesso che si desse loro la tessitura della realtà. D’accordo. Ma anche per il sogno d’un attimo e per il pensiero d’un istante s’accresce la gloria radiosa del focolare; gloria che è un poco quella di noi donne, poichè ne siamo le vestali e le regine.
Tutte le donne che vogliono essere e rimanere squisitamente tali, dovrebbero amare l’inverno; e non perchè la vita mondana che riprende con mag-