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d’arancio, freschi possibilmente, un lungo e finissimo velo... Ecco, così.
Ho spezzato un’altra lancia in favore della villettina nascosta nel verde a preferenza del viaggio di nozze, inopportuno, assurdo, barbaro. Nei primi tempi le spose si rapivano, poi si simulò il ratto, ora si portano a spasso solamente... ma è sempre una brutalità.
Ho detto ad Elisa di non sciorinare il suo amore, di non disperdere i più cari e tumultosi ricordi nella volgarità degli hôtels e delle pensioni: le ho detto di scegliersi il suo nido con cura amorosa, di trovarlo lontano dal mondo curioso e irrisorio, sia fra i pini sulle alpi o fra gli aranci sull’azzurro mare, fra il verde boscoso di un colle o nella distesa di smeraldo d’un’ubertosa pianura; le ho detto di nascondere la sua felicità, esile fiammella, come si protegge la lampada con la mano...
1 Giugno
Mentre lavoravo è venuto Ettore S. che ha posato sul mio tavolino un libro soffuso di aristocratica e soave femminilità. È quello intitolato: «Poesie d’una regina», la regina di Romania che si vela dello squisito pseudonimo di Carmen Sylva. Il volumetto piccolo, bianco, fregiato d’oro e contenente un ritratto e un autografo della regina-artista; tutto palpitante di onesti sensi di madre e di donna, ha messo una nota fine e ideale di più nel mio salottino. La traduzione dal tedesco, quantunque lodata anche dall’autrice, a me par molto mal riuscita; ma se pur è possibile astrarsi dalla forma e rintracciare lo spirito originale che circola dentro, l’impressione