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per un’altra. E se dissi che il Checcucci, prendendo il suo soggetto da un diverso lato e con diversi intenti, sarebbe forse riuscito a donare all’Italia una artistica creazione, non lo dissi perchè avessi riconosciuto in lui, come voi dite, la stoffa del poeta, ma per misurare la distanza che lo separava da un supposto poeta vero. Se l’autore della Vita, prese il suo soggetto da quel lato, gli è segno che lo ha sentito così. Se la Vita non fosse la Vita, Checcucci non sarebbe più Checcucci. E perdonatemi il bisticcio.

Ancora: perchè, signorina, non volete ricordare accanto alla mia ammirazione per le bellezze che mi vanto di aver spigolato nel vostro prediletto poema, le impertinenze che mi scivolarono dalla penna? Perchè non ricordarvi del mio sconforto per quelle nubi che salivano, salivano, togliendomi ogni illusione d’azzurro? non ricordarvi delle mie nervose impazienze crescenti fino a risolversi in una risata irriverente? perchè non ricordarvi che lo collocavo, più volentieri fra i buoni padri di famiglia che fra i poeti, udendo parlare di grumoli di punti economicamente utilizzati: — dite, perchè?

«È uno sgomento, Dio buono, (finivo guardandomi intorno fra le rovine), e vado domandandomi con melanconico rammarico come mai un verseggiatore che ha saputo pennelleggiare così finamente e così grandiosamente certe alate visioni, sia poi caduto in queste goffaggini che mutano le iridi variopinte in un abito da Arlecchino...

«....In alto dunque, e voli; abbracci un po’ meno e idealizzi un po’ più, e perdoneremo volentieri all’angelica farfalla di non essere un elefante. Dal