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Per colpa di un Poema.
Credevo proprio di non parlarne più. Ma poichè un’amabile quanto valente scrittrice ha voluto ricordarmi, a proposito di Cammillo Checcucci e della sua Vita, mi sento tentata di aggiungere una parola in coda all’argomento.
Qualche mese addietro, appena letto il volume, dissi ad alta voce le mie impressioni nella Battaglia Bizantina, e le intitolai così: «Poeta o Scienziato?» La risposta mi veniva da sè; me la dava l’eco dell’ultima parola. Ora la signorina Gianelli, invertendo appunto forse per ragione d’eco la domanda, mi grida: — Poeta, poeta, poeta. — Vediamo un po’.
Ricordo che mentre m’accingevo con gioia a far la conoscenza di questo nuovo astro, che per il fervore dell’entusiasmo di molti pareva destinato a impallidire il sole, mi venne fra le mani un periodico fiorentino che fra un coro di lodi riportava un brano del poema. Era una parte del canto alla Terra. Ebbene, mi ci accostai con una specie di reverenza, come ogni volta che so di stare per essere iniziata al culto d’una nuova manifestazione del bello; lo lessi, lo rilessi, con un’attenzione quasi religiosa ma ahimè, dopo non mi trovai nel cuore e nella mente che l’interrogazione fatale: — Sta tutto qui?