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Non siamo che congiunti
Dal tempo per l’abisso spatriati,
Dispersi in cielo a grumoli di punti
Economicamente utilizzati.

Ecco: che questo sia linguaggio da buon padre di famiglia è indiscutibile; ma da poeta poi... avrei i miei dubbi e non pochi. Dubbi che si fanno giganti udendolo riprendere più avanti sullo stesso tono che

Nel gran tesoro della creazione
Ogni tormento tuo sarà quotato:
E perchè il bello e il buono
Possan compire la loro evoluzione
Fa d’uopo al ciel che venga utilizzato
Ogni tuo pianto ed ogni tuo perdono.

E in un altro punto, chiamandoci con un sonoro «Quà, quà» che fa venir voglia di cedere il passo agli anatrotti, fra le tante belle cose che ci promette, trovo anche questa:

Annunzio ai proletari
La carità dei codici venturi
Sfamati, a domicilio, dagli armenti
E annunzio ai nascituri
Come parlar coi fuochi ai firmamenti.

È uno sgomento, Dio buono! E vado domandandomi con melanconico rammarico come mai un verseggiatore che ha saputo pennelleggiare così finamente e così grandiosamente certe alate visioni, sia poi caduto in queste goffaggini che mutano le iri variopinte in un abito da Arlecchino e farebbero diventar monella una suora di carità. — Perchè quell’insistenza sul verbo mugliare, insistenza che ci