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infanzia; — alti pioppi dalla rude base frondosa nell’ombra, dalla cima esile intrisa di luce, come un grandioso sogno umanitario!

Quando l’anima è di poeta, da ogni più insignificante episodio, da ogni più arida pagina di storia sbocciano fiori. Il comune rustico per andamento di verso, per l’elegante semplicità quasi ingenua che vi spira dentro e che si modella meravigliosamente all’idea, per efficacia di rappresentazione, è una gemma. Un simbolista direbbe: uno smeraldo.

O che tra faggi e abeti erma su i campi
Smeraldini la fredda ombra si stampi
A ’l sole de ’l mattin puro e leggero,
O che foscheggi immobile ne ’l giorno
Morente su le sparse ville intorno
A la chiesa che prega o a ’l cimitero

Che tace, o noci de la Carnia, addio!
Erra tra i vostri rami il pensier mio
Sognando l’ombre d’un tempo che fu.
Non paure di morti ed in congreghe
Diavoli goffi con bizzarre streghe,
Ma de ’l comun la rustica virtù

Accampata a l’opaca ampia frescura
Veggo ne la stagion de la pastura
Dopo la messa il giorno de la festa.
Il Consol dice, e poste ha pria le mani
Sopra i santi segnacoli cristiani:
— Ecco, io parto fra voi quella foresta

D’abeti e pini ove a ’l confin nereggia.
E voi trarrete la mugghiante greggia
E la belante a quelle cime là.
E voi, se l’unno o se lo slavo invade
Eccovi, o figli, l’aste, ecco le spade,
Morrete per la nostra libertà. —