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midabile: — efficacemente sintetico sempre — condizione essenzialissima per una forte vitalità poetica. Come da un terso blocco di marmo pario, egli cava dalla sua mente ogni sorta di capolavori, che il sole dell’arte illumina e riscalda. Monumenti colossali e statuette da salotto — gruppi armoniosi e bassorilievi purissimi — arche d’una divina sobrietà trecentista su cui il simulacro del guerriero, come stanco, riposa colle mani in croce tutto armato, e guglie aguzze di qualche magnifico edificio che sfida il tempo. Qualche volta non ne ricava che una lapide nuda, fredda, ma ci scolpisce su qualche parola che infiamma. Quando narra di storia, diletta come se ci facesse passare dinanzi agli occhi una serie di quadri dei floridi pittori veneti del cinquecento — quando fantastica, ci trasporta sulla poderosa ala d’aquila fino al sole — quando ricorda o rimpiange, ha l’abbandono pieno di pietà d’una querce abbattuta — d’un rudero invaso d’edera — di qualche cosa di grande e di già vittorioso piegato e vinto.

Ma meglio che le mie sbiadite parole vi cesellerà egli medesimo l’immagine propria. Tolgo molto dalle Rime Nuove, raccolta de’ suoi versi che io preferisco.

Ecco come questo spirito di titano intende il poeta:

. . . . . . .
Il poeta è un grande artiere,
Che a ’l mestiere
Fece i muscoli d’acciaio:
Capo ha fier, collo robusto.
Nudo il busto,
Duro il braccio e l’occhio gaio.

Non appena l’augel pìa
E giulìa
Ride l’alba e la collina,