Questo è un quadretto raro e strano in cui ancora una volta l’artista ha vinto il poeta.
In Re Orso colgo pure la vaghissima serenata «Ago ed Arpa» che par uscita veramente dalla bocca di un trovatore a’ bei tempi di Clemenza Isaura di Tolosa:
Io di Provenza tenero troviero
Vorrei cantarti nella mia loquela,
Chè più soave mi parrebbe e mero
L’inno amoroso che il mio spirto inciela,
Per te sui voli dell’idea cavalco,
Cacciando le colombe del pensier;
Tu fai di me, siccome fa col falco
Il falconier.
Tale m’alletta amoroso martòro
Che giorno e notte vo cantando e ploro
Tan m’abelis l’amoros pensaman
Que jorn et nuit jeu plore et vai chantan.
. . . . . . .
Ier notte oravo, il mio fervor blandia
Quasi un soffiar di celestiale avena,
E mi si ruppe in cor l’Ave-Maria
Perchè appena fui giunto al gratia plena
Tu m’apparisti, angelicata donna,
Tutta piena di grazia e di virtù.
Certo salì la prece alla Madonna
Ed a Gesù.
Tale m’alletta amoroso martòro
Che giorno e notte vo cantando e ploro.
Tan m’abelis l’amoros pensaman
Que jorn et nuit jeu plore et vai chantan.
Ten vieni o Donna nel gentil paese
Dove vibran le cetre e le mandòle,
Dove nasce la vaga sirventese,
Dove si parla in rimate parole,
Ten vieni ed io ti guarderò, mio nume,
Dai mali, dalle lotte e dai viventi,
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