Arte nata da un raggio e da un veleno
Su questo segno della tua potenza
Mi si rivela appieno
La tua duplice essenza.
O arcane curve, ombre soavi, tocchi
Luminosi, divine orme d’amore!
Sento il raggio negli occhi
E il veleno nel core.
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Il nome d’uno sconosciuto, letto sull’arca antica d’un chiostro gli ispira fra le altre queste strofe animate, direi volentieri irrequiete, come una fiamma:
. . . . . .
Il nome tuo tre secoli
Passò ignorato e mero,
Solo il trovâr le biche
Dell’umili formiche
E la pupilla inquieta
D’un giovine poeta.
Ed eri forse un genio
A cui fallìa la gloria.
Un pazïente anonimo
Smascherator di storia.
Un creätor d’orrende
Romantiche leggende,
O del poema nero
Di Faust o d’Assuero.
Forse una ragna pendula
Fra due cippi romani
Ti rivelò il miracolo
Dei ponti americani,
Forse per l’aura bruna
Vedendo errar la luna
Divinasti l’incauta
Magìa dell’areonauta.
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