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Ah, gl’imbecilli non hanno mai di questi dubbi, Lorenzo gentile! gli imbecilli non sapranno mai che cosa sia una di queste indefinibili intime lotte di chi sente lo spirito tutto cangiato in una sottile e tremolante fiammella — così sottile e così tremolante e così sacra che la vertigine prende al pensiero che potrebbe spegnersi, e che noi ne morremmo di freddo e di buio come se si spegnesse il sole. È vero:

nessuno può toglierci i tesori dell’ingegno — ma li sentiamo così poco nostri! ma chi li possiede non può nemmeno solamente calcolarne il valore! non sa da che hanno avuto principio, se e come avran fine, se si rinnovellano, se si distruggono — e li sente ondeggiare in una paurosa fralezza, ed intuisce solo che sono una splendida somministrazione di una mano ignota e Divina, troppo splendida e troppo preziosa per noi giacchè quasi sempre si storpia nella forma della parola....

E se ne stanno, gli eletti, così a mani protese, come ciechi sotto una manna di rose.