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tengono pure due poemi precedenti: «La palingenesi» ed il «Lucifero»; ed è a sua volta una trilogia. Sebbene nella prima parte vi siano colorite magistralmente e la vita patriarcale e le sciagure che fecero passare in proverbio la pazienza del virtuoso servo di Dio, Giobbe non è qui che un simbolo adombrante il pensiero umano nel suo faticoso e doloroso errare in cerca della pace.
Un fare largo, vigoroso, a rilievi, a sfumature; una sobrietà classica, un’elasticità di idee rivestite sempre opportunamente, un’arte delicata e insieme profonda, e su tutto un riflesso vivido del sole di mezzogiorno: quel mezzogiorno benedetto che ci dà i fiori più profumati e i frutti e gli ingegni più saporosi; — ecco la musa di Mario Rapisardi. Una Musa dalle forme opulente e dal profilo fine e pensoso, come certe figure del Guercino.
Leggiamo insieme la descrizione dei giardini di Giobbe:
.... E da un lato i giocondi orti feraci |