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Un libro che giunge a proposito.1
È un romanzo. Un volume tutto pieno di sangue e di fuoco, lanciato come un fulmine da un piccolo Giove fra la pensosa trepidazione della lunga vigilia di un migliore avvenire. È un libro sulla guerra scritto da Emilio Zola, il solo fra gli scrittori moderni, credo, che potesse adoperare l’ardente materia senza sminuirla, senza accrescerla di qualche elemento soggettivo, senza scottarsi le dita. La gente che legge non avrebbe più il diritto di lagnarsi per un anno almeno, poichè un lavoro così poderoso, così imparziale, d’un interesse così unanime basta a determinare il valore artistico d’un periodo non breve di tempo.
Quaranta o cinquanta anni fa, prescindendo dalle condizioni sociali e politiche d’Italia, un libro simile avrebbe menato chiasso; chi sa per quanti mesi si sarebbe commentato e discusso, ci sarebbero stati partigiani bollenti e avversarii ostinati; ma quell’ingenuo tempo è passato: ora nel mondo intellettuale si sbriciola con un feroce sorriso o, se l’opera s’impone, ci si abitua subito alla sua superiorità. L’ammirazione muore, ahimè, l’ammirazione che ingentiliva e metteva le ali alle giovinezze. Nulla colpisce più.
- ↑ E. Zola: La Débacle.