A l’ombra delle zàgare egli è nato
La giù, la giù de ’l nostro suolo in fondo
Da un alito cocente accarezzato,
Carezzato da ’l mar terso e profondo.
Poeta strano, forte, innamorato,
Due sole cose gli son care a ’l mondo,
Gli son care ne i sogni: il venerato
Materno capo ed il mio capo biondo.
Senti, se vuoi saper come avvenìa
Ch’ei restasse di me sire e padrone:
È un bozzetto che sà d’Andalusia.
Era di maggio un dì sull’imbrunire,
Ei mi gittò una rosa entro il balcone,
Io la raccolsi, e mi sentii morire.
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Leggete ora questi frammenti della Casa dell’ava, che è troppo lunga per essere interamente trascritta; vi basteranno, credo, per indovinare che la Contessa Lara da esperta ricamatrice conosce tutta la delicatezza delle vecchie tinte; quelle vecchie tinte che Bourget e Loti adorano nella lor gentile e calma nostalgia del passato:
Ne l’ostel solitario
In cui la vecchierella ava serena
Passa il tramonto de ’l suo tardo giorno,
De ’l buon tempo che sparve
Parla ogni cosa intorno.
Fra le sconnesse pietre
Del cortile s’abbarbica l’ortica
Parassita: de gli alti suoi gradini
Su ’l piedistallo, il pozzo
Sorge ne ’l centro ov’ascende a fatica
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