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Piccolo intermezzo in prosa.

«Bisogna saper vivere in compagnia, ma più ancora saper star soli».

N. Tommaseo.

VII.

Edmondo De Amicis.

Nei nostri begli anni — negli anni che ascendete voi, signorine — quando nell’anima e nel corpo tutto è ancora così adorabilmente rudimentale; quando il vago panteismo dell’infanzia immaginosa tende a plasmarsi in un aspetto e a compenetrarsi d’uno spirito, allora, come nell’adolescenza dei popoli, sorgono gli idoli e l’adorazione vapora. Vapora l’adorazione, odorosa di tutta la purezza, di tutta la verità, di tutta la gentile incoscienza della vita interiore appena schiusa, ai piedi del simulacro.... il più delle volte insensibile. Arte e Amore, Iside ed Osiride eterni! Non v’ha scolaro di Ginnasio che insieme a un mazzolino, a un nastro, a una ciocca, tenui e care realtà, non esalti l’ombra auspice e divina di qualche principe del pensiero o dell’azione; ed ogni fanciulla a cui s’allunghi ancora l’abitino dell’anno precedente, chiude il prezioso fiore appassito dalle misteriose virtù fra le pagine del libro dalle quali un sapiente conoscitore del cuore umano ha intenerito e sorretto più volte il suo giovine cuore. Ditemi, bambine, pardon signorine, ditemi non colgo nel segno? Non è vero