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trando s’infosca, una fluttuazione di profumo antico e rudimentale; qualchecosa d’inesprimibilmente blando, come i cori degli spiriti nelle tragedie greche: come intorno al titanico dolore di Prometeo il benefico aleggiare delle Oceanine.

Eccovi per ultimo un esempio della Poesia domestica del Mazzoni, colorita e gentilissima:

Canta canta la mamma al fantolino;
e lo dondola lieve in su’ ginocchi,
spiando il lento velarsi de gli occhi:
— C’era una volta un grillo canterino.

Cantava questo grillo in mezzo al lino;
vien la formica: — O grillo, o grillo bello,
dammene un filo! — E che ne vuo’ tu fare?
— Calze e camicie pe ’l mio corredino.

Dice il grillo: — Se vuoi ti do l’anello!
Di gioia la formica ebbe a impazzare:
Ma quando furon dinanzi a l’altare.... —
Sul luccicor de gli occhi sonnolenti

gli battono le palpebre frequenti.
Ecco i sogni: sorride il fantolino.

Facciamo anche noi come il bimbo: dormiamo. Dormiamo sul primo fieno falciato vegliati dal grillo e spiati dalla formica. Dormiamo, sognando i calendimaggi ignorati delle microscopiche tribù che ronzano, stridono, saltano, o strisciano nelle loro foreste sterminate di steli in cui mai l’uomo potrà voluttuosamente smarrirsi e che mai potrà conquistare: foreste di milioni di fusti lisci, eleganti come colonnine corintie; fra cui ondeggiano lassù, lassù, nelle cime estreme ed eccelse, gonfaloni rossi, azzurri, bianchi nella gloria del sole. Per noi non sono che campi di lino e di grano fioriti di papaveri e di margherite.