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Questa Neve mi ricorda la neve vera d’un gennaio non tanto remoto eppur così lontano; e una mia fantasia ispiratami da tutto quel bianco della campagna che mi attorniava e dalla reminiscenza insistente dei due primi versi. Io pensavo alla gran soavità dell’aria se quei pètali nivei avessero avuto un profumo...

L’ora, il tempo, la dolce stagione, e il poeta e la sua patria, oggi non ci allontanano dai fiori. Ebbene, cogliamone ancora a piene mani:


NOTTE DI MAGGIO.

Stanotte (il vento lungo affannavasi
rombando ai vetri che crepitavano
ne’ buffi de le goccie grosse)
sùbite irruppero ne la stanza

le fate. — Oh come, come a l’angustia
di queste mura piacquevi scendere? —
Ed esse ne’ giocondi volti
risero splendidamente belle.

— Non mai più miti salgon gli effluvii
da l’esultanza fresca de’ margini,
di quando il fior de l’erba nova
bacian col niveo piè le fate:

ma noi vedemmo splender la fiaccola
traverso a’ vetri tuoi per le tenebre;
e qua veniam consolatrici
l’ala del turbine cavalcando.

A sogni è dolce cura de gli uomini:
concedi ai sogni l’anima, Illudervi
di care visioni è a voi
l’unico farmaco de la vita. —
  . . . . . . . . .

L’intervento diafano e sottile delle creature vanescenti mette nell’aura di questa poesia che inol-