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Anch’io conosco delle donne oneste che non scrivono, ma ne conosco ancora più di quelle altre che... non hanno tempo di scrivere. E posso anche assicurarvi che i Don Giovanni preferiscono cercarle nei salotti, anzichè nelle biblioteche. Volete che vi confidi qual’è il vero Galeotto nella vita d’una donna? È l’ozio dello spirito. Una donna che non sa cosa pensare, pensa a far dei malestri, come i bambini. L’arte corrompe, vi ho detto; ma ora vi dico che l’ozio corrompe ancora di più.

In quanto al pudore femminile, a cui fate appello a proposito della stampa, via c’è un po’ di sensibilità morbosa in tutto questo. Il pudore del pensiero! dell’osservazione! nei lavori d’indole (come avete notato) esclusivamente idealista di cui si compone la produzione letteraria femminile! Quanto credete che ci perda il pudore in una pagina, per esempio, di critica letteraria? Io preferisco di leggere in un giornale un sonetto della mia sorellina che canta agli astri il suo amore, piuttosto che di vederle certi libri sul tavolino. Il pudore ci patirebbe di più. E se proprio volete esserne i custodi gelosi, se proprio desiderate che la donna non perda un atomo del suo profumo di mammola, ebbene, allora perchè non cominciate a bandire una crociata contro le scollature?

Ah uomini, uomini! Vi piacciono i veli e il pudore delle turche, a voi!...

E vi confesso un orribile sospetto: mi pare d’aver capito che l’ammirazione di cui ci onorate scema in ragione dell’aumento del nostro peso cerebrale. Come sarà?

Ma io sono alla fine, e mi accorgo di avervi detto, più meno garbatamente, un sacco di vitu-