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E di lontan con esso viene un fremito blando
Di spinette affiochite, di gementi liuti;
Un fremito d’antichi canti d’amor perduti.
          Che nella notte si van lamentando.


Ma non vi lascerò, signorine, con l’impressione livida di queste spettrali rovine. Potreste fare dei brutti sogni. Il Graf, se non ha nulla di molto roseo nè lieto, ha però qualcosa d’estremamente blando e tranquillo, d’una pace alta di chiostro, dove anche la tristezza e le lagrime acquistano una pura soavità. Tolgo dalla «Medusa»;

Povero cappuccin quant’anni avete?
Oh come siete malandato e tristo!
Quant’anni avete fraticel di Cristo?
Dite la verità, non lo sapete.

Del mondo assai l’anima vostra è sazia,
Sa Dio quel che dovete aver patito:
Or tempo vi parrà d’aver finito;
Se poteste morir l’avreste in grazia.

. . . . . . . . . . . . . . .

Guarda sotto la volta il paradiso
Con le pupille estatiche ed immote;
Due lagrime gli scendon per le gote,
L’anima sua s’invola in un sorriso.....

Freddo è il mattino, il sol non è ancor sorto
Il ciel si tinge di color di rosa:
Nel suo lettuccio il cappuccin riposa,
Nel suo lettuccio il cappuccino è morto.

Lasciamoci quì. La morte del credente, dell’umile, del buono non è paurosa. Con la memoria piena del mite quadro d’una fresca semplicità francescana, sogneremo il paradiso schiudersi radioso nei paesi del sole per accogliere l’anima pia e triste involata nel lume di rosa e di viola d’una fredda aurora....

O poesia, poesia!