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stero, mette a posto molte fantasticherie umiliandole, trionfa di molte debolezze: qualchevolta, guardate, si salva perchè non hanno più effetto su di lei, che ha rimestato nel crogiuolo, gli artifizi della seduzione.

Pensate un po’ ai giovani e alle ragazze che vanno insieme all’Università e ditemi se è frequente il caso di un amoreggiamento, di uno scandalo, se piuttosto la dolce fatica intellettuale durata in comune non crea fra i due sessi una fratellanza, la sola destinata a degenerare in amicizia vera. Molti esempi così d’un affetto disinteressato, profondo, potrei citarvi fra uomini e donne che scrivono, in tutti i secoli.

L’arte è un conforto, voi lo sapete da tanto tempo, or bene non lo negate a noi questo conforto, questa tormentosa gioia. Vi sono tante donne, non belle, non più giovani, a cui fu negato, non solo l’amore, ma anche la dolcezza della famiglia e della maternità, poichè le loro qualità erano tutte intime e umili e voi uomini non vi curaste di rilevarle: — dunque se queste zitellone, invece d’inacidire rodendo sè e gli altri, invece d’immalinconire a far le cenerentole o le monachine, diventassero Vestali del bello e cercassero di colmare il vuoto delle loro esistenze vivendo una vita ideale fuori del tempo; se tentassero di sopire le loro tristezze suggendo l’oblio dalla divina fonte incantata — in nome di chi vi arroghereste il diritto di condannarle? di dar loro l’ostracismo? perchè sono donne che scrivono?..... Ma scrivano, in nome di Dio! Della carta e dell’inchiostro ce n’è per tutti; e se non faranno capolavori, se non ne verrà che un libro atto a raddolcire le