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E a noi rideva il disco della luna
Di dietro ai rami d’un aereo pioppo
Dal suo candido sguardo inargentato.


Come che s’aspettasse un grande avvenimento. Avete sentito tutta la verità della sensazione colta a volo dal poeta? Quell’attesa muta della natura a certe ore, a certe stagioni, quando ci sentiamo tristi o rimpiccioliti come se fosse troppo bella per noi! E quell’occhio della luna dietro il pioppo, chi non l’ha veduto, chi non lo rivede di voi, fanciulle della mia regione Emiliana, riflesso blandamente in questi versi come in sogno?

Ecco il secondo sonetto ad effetto di nebbia, sfumato sapientemente. La chiusa poi è bellissima:

II.

Quando i tetti s’ascondon nella volta
Del ciel, e semispento il giorno piove,
Godo a tuffarmi nella nebbia folta
E andare e andar, senza ch’io sappia dove.

Allor la mente un vivo alito muove,
E i ricordi del cor chiamo a raccolta,
E torno sognator come una volta
Seguendo fantasie balzane e nove.

Alberi intanto e uomini e vetture
Simili ad ombre erranti in vacuo fondo,
M’appaion per le strade umide e scure.

Questo mi piace; e torno a amar la vita
Vista dentro il mio capo ed amo il mondo
Perchè somiglia una larva infinita

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