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Piccolo intermezzo in prosa.

«Qual cosa mai non appar bella ai poeti, ai musicisti, ai pittori che sognano e creano? Cadono d’intorno a loro le angoscie, abbattute dall’arte che somministra le candide pagine pel lavoro; e la mente, confinate le sue tristezze in remote regioni, s’illumina e s’innalza.

«.... E allora, la persona per cui si sospira e si soffre, resta come idealizzata, e l’affetto si fa più intenso, ma meno violento e disuguale, e si ama, si ama profondamente; e l’amore, anzichè turbare lo spirito, l’aiuta a lavorare, e lo fa qualche volta assurgere a grandi altezze. Scompaiono allora l’uomo e la donna, e fanno posto all’artista e alla Musa!»


II.

Certo per voi, signorine, il D’Annunzio non è che l’ami des vos amis. Voi non potete conoscere il D’Annunzio che per averne udito parlare dai vostri fratelli e dalle vostre mamme (i babbi hanno quasi sempre troppo da fare per confondersi con le Muse); tutt’al più qualche sorellina, sposa e mamma, avrà avuto la compiacenza di trascrivere per le più studiose di voi qualche rima di questo Apollo luminoso. Oggi faccio io la parte di sorella maggiore, ma non mi ringraziate troppo: vi assicuro che l’egoismo entra almeno per tre quarti nella mia amabilità. Il D’Annunzio è il mio idolo, e la lirica D’Annunziana ha sempre esercitato su me un fascino che somiglia