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Bisogna aver vagato estasiati dentro quel grande gioiello bizantino, bisogna averne avuto il cuore penetrato e la mente abbagliata sino all’emozione, per intendere tutta la sapienza gentile, la giustezza ideale della similitudine. Proprio così: ombra e oro, come una di quelle favolose tele rabescate, che le fate nascondevano in una nocciuola; ecco la trama lieve e tutta, direi, interna, delle creazioni di Antonio Fogazzaro, ordita nel mistero religioso del cuore, che l’arte sua rispecchia fedelmente. Anche là l’amore resta nascosto nel sancta-sanctorum dell’arca santa, tanto nascosto e tanto lungamente invisibile, che qualche volta le pene che soffrono le creature per lui ci sembrano solo l’incombere di un fato affannoso senza leggi e senza speranza di liberazione.
Nel piccolo albo trovo anche questa poesia che trascrissi, mi pare, da Valsolda. Qui riconosciamo un poco l’innamorato di Violet e qui la nota personale del poeta insiste con più evidenza:
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