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che se passa inosservato in una conversazione frettolosa, offende in una pagina di stampa italiana come un leggero strappo che riveli qualche povertà; ma sono nèi che si sommergono nella blanda fulgidezza dell’opera gentile dov’è più sentimento che pensiero, più eleganza che originalità, più larghezza d’osservazione che profondità. Ma non ce ne lagnamo troppo. Le donne vere minacciano di diventar rare nell’arte come nella vita. Di studi tenebrosi e misteriosi intorno alla psiche umana, di vivisezioni feroci, di drammi paurosi e cupi e fantastici della coscienza, di acrobatismi di lingua ne abbiamo ancora da saziarcene per un pezzo. Il più difficile per chi legge per diletto e non per dovere (ah fossi anch’io tra questi!) è di trovare da dilettarsi. Ebbene; con l’Ultima primavera si ha già trovato.