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A Giorgina Saffi.

«La data 30 giugno 1858, ecco, mi schiude una visione di patetico insieme e di eroico, che mi empie il cuore, come se udissi parte di quella grande armonia che i filosofi antichi dicevano effondere nell’etere gli astri girando.

«Prima vi dispose amore, poi l’eternità, e i brevi anni vissuti commisti entrano immortali nella città ideale, a cui fu opera d’Aurelio sollevare gli animi.

«Resta il forte suggello nei figli, l’adorato nume del padre s’allarga dalla famiglia a genio della patria, a elemento sostanziale d’ogni rinnovamento umano. E d’onde muove tutto ciò? Dall’amore.

«Con questo nome Signora, che raccoglie famiglia, patria, umanità, un alunno del vostro Aurelio osa oggi toccare la soglia del vostro sacrario per respirarvi la presenza dell’Apostolo e della sua dolce compagna.»

E voi Signorine a cui le mie parole sono rivolte, per quel nome che tutto raccoglie, fate che dalla freschezza dei vostri cuori sbocci per Giorgina Saffi una schietta espressione di cordoglio. Anch’ella ha salpato come voi ricca di speranze e di sogni; anche voi tornerete in porto un giorno malinconicamente così; alcuna forse designata dal destino a essere come lei irraggiata dalla luce di qualche vivido astro futuro, e a identificarne, lui spento, gli affetti, le memorie, gli ideali. Ecco perchè ve n’ho parlato....

Giugno 1891